03 marzo 2009

la Casa Orca - blog (v2.0)

Buon anno!
Siamo in ritardo!? No, in verità si aspettava con ansia l'arrivo di marzo.
Passato febbraio è definitivamente terminato l'anno bisesto 2008 e si parte con una nuova quartina!
I quattro anni passati si fanno sentire sul groppone, ma certo è che si guarda sempre avanti, come era scritto su quel muro in quel film:

"indietro non si torna nemmeno per prendere la rincorsa!"

E quindi?
Quindi addio. Questo blog chiude...

In questi mesi di silenzio, c'è stato uno stallo apparente.
Nel dietrolequinte si è creato qualcosa di nuovo.
E per riallacciarsi al discorso di prima,
ecco a voi la nuova alba

lacasaorca.netsons.org

Buon anno ancora.
PS: aggiornate i link...

28 novembre 2008

Quando i morti vengono a galla

La CasaOrca è a conoscenza di storie che voi umani...

Il luogo.
Siamo a Roma, quartiere S.Lorenzo, più precisamente al Cimitero Monumentale del Verano: patrimonio storico artistico dal valore inestimabile, dimora di decine di personaggi illustri oramai passati a miglior vita!

Il fatto.
Si stanno facendo studi che dimostrerebbero che la creazione del muro di contenimento della parte est del Cimitero, in prossimità della tangenziale e della linea ferroviaria, hanno portato col tempo all'innalzamento della falda freatica all'interno del parco del Verano e di tutto il circondario della Tiburtina antica verso San Lorenzo.
Infatti il muro di cinta è formato da una paratia di calcestruzzo armato, che non essendo opportunamente drenato si trasforma in una vera e propria diga per l'acqua piovana, facendo innalzare il livello di falda.

Il macabro.
Nel Verano ci sono delle tombe tumulate fino ad una profondità di 5 metri e nella Capitale le recenti ed abbondanti precipitazioni hanno fatto innalzare di molto il livello statico della falda acquifera.
Ergo, le bare che si trovano al di sotto dei 4 metri dal piano di campagna risultano galleggiare.


La notizia probabilmente rimarrà sepolta, anzi sommersa, almeno fino a quando i nostri cari defunti si risveglieranno e si metteranno a correre, anzi a nuotare, verso qualche agenzia di stampa.

LEGGETE... COMMENTATE... DIFFONDETE!


P.S:
La CasaOrca non si ritiene responsabile della veridicità di questa notizia non potendo rivelare l'identità degli informatori.

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19 novembre 2008

una Serata Anomala

Ieri, martedi 18 novembre 2008, una "Serata Anomala"!

una serata AnomalaAlla Città Universitaria di Roma in quindicimila abbiamo assistito ad un evento senza paragoni, qualcuno l'ha rinominata una "woodstock degli universitari", ma non esageriamo, un concerto completamente frutto di volontari, dagli artisti al service, dall'organizzazione al servizio d'ordine, il tutto organizzato in qualche giorno.

Dalle 20 alle 4 di mattina si sono susseguiti sul palco una trentina di artisti che hanno recitato e cantato per appoggiare le cause dell'Onda Anomala.

Le parole dei portavoce del Movimento hanno riportato i report dell'autoriforma universitaria stilati dopo l'assemblea nazionale dello scorso fine settimana.
La musica da Cristicchi fino agli Afterhours passando per Silvestri, ha scaldato per 8 ore consecutive una serata gelida, ovviamente solo dal punto di vista climatico.
Gli interventi di artisti come Ascanio Celestini, Dario Vergassola, Remo Remotti hanno colpito con il loro sarcasmo pungente.
Andrea Rivera, mattatore della serata, ha riunito il tutto sottolineando l'aria serena e piena di vita di questo movimento, fatto di Universitari, Ricercatori, Docenti, Professori, Maestri, Genitori e loro figli, forti di una voglia di cambiamento per un Paese che deve tornare ad essere un Paese normale.

La Casa Orca è in Onda!






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02 novembre 2008

SuperGiovane

Sfreccia, impenna, esclama porco dito, io rimango abbrustolito dalle fiamme espulse dalla petomarmitta: motociclo o motocarrozzetta, sgomma inchioda va a manetta, fa cagare addosso i matusa e il governo.

Lui le stordisce con le fiale puzzolenti, poi li subissa di cingomma nei capelli e li finisce sputazzando il riso colla penna Bic.

Mi piace quel ragazzo! Perchè? Sto diventando forse ricchione?
Ma ditemi in sostanza se c'è qualcuno che affronti il governo e i matusa con grinta e simpatica verve come quel matto di SuperGiovane.

Subdolo il governo si avvicina travestito da piscina traboccante di analcolico Biondo. Il giovane si tuffa nella vasca come un vero Giamburrasca, ma a contatto con il liquido esclama "Ma vaffancuore questo è il terribile analcolico Moro. Aiuto SuperGiovane!"

Scatta SuperGiovane e derapa soccorrendo il Catopel, il Canopeta, il Capotel, il Catop, Catoblepa Catoblepa.
SuperGiovane derapa soccorrendo il Catoblepa, che purtroppo sta tirando le cuoia. "Addio Supergiovane. Per me ormai è finita" "No!" "L'analcolico moro è entrato in circolo" "Non dire così amico Catoblepa. Ecco, prendi questo!" "No, ma... cosa...?" "Ah" "Ah" "Sss" "Ah h h " "Ah... Catoblepa?! Catoblepa. No. Assassini. No. Governo bastardo."

Catoblepa Catoblepa, io ti dono le mie Tepa per il viaggio che conduce all'aldilà. Catoblepa, Catoblepa, Catoblepa, Catoblepa. Catoblepa, tu mio amico morto, io vendicherotti, tu.
E SuperGiovane dà fuoco a uno spinello col quale affumica il governo, che, all'istante, passa all'uso di eroina e muore pieno di overdose.

Mi piace quel ragazzo! Perchè? Sto diventando forse ricchione?
Ma ditemi in sostanza se c'è qualcuno che affronti il governo e i matusa con grinta e simpatica verve come quel matto di SuperGiovane.

In un tripudio di miccette il governo esplode e i suoi brandelli in cielo compongono la scritta ZIO CANTANTE, che sta a significare lo scorno dei matusa mentre i giovani limonano felici esaminando giornali tipo Lando, che ritornano alla luce dopo un'era di arbitrario oscuramento, grazie al provvido intervento che operò quel sacramento di SuperGiovane.
SuperGiovane, SuperGiovane salva il giovane, libera la giovane.
Super, Super, SuperGiovane.

Cantiamo insieme la nostra gratitudine
gratitudine
a questo raro esempio di
rettitudine
perche' siamo una
moltitudine
Super
super
super
super
SuperGiovane.

E ora cantiamo la nostra
longitudine
latitudine
latitudine
Cosa c'e' nel mare?
La torpedine
Cosa c'è in Friuli?
Trieste ed Udine
Bravi
Grazie
Prego
Bravo
Grazie
Tenchius
Tenchius
Fenchius
Fenchius
Tenchius supermuch!

E non è finita: per festeggiare, offro cocacola con l'aspirina a tutti
Yeah
E fra dieci minuti voglio vedervi tutti in acido
Yeah

E ricordatevi: ovunque ci sia un giovane in difficoltà ovunque ci siano persone, cose, animali, città , fiumi, fiori, governi, marche di automobili che cerchino di limitare la vostra gioventù, la ci sarà lui con le sue miccette sempre accese.
Perchè Supergiovane è allegria più, Bulgaria più, sciatalgia più più più.

Fave, fave, fave fuca.

E' allegria, è simpatia, è sciatalgia.

Siamo forse secchioni?
No
Siamo forse matusa?
No
Siamo forse governi?
No
Siamo forse checchineris?
No
Siamo forse bulicci?
No
Iarrusi? Buhi? Puppi? Posapiano? Orecchioni? Mangiatori di fave? Orrendi? Rammedati? Giuìsci? Meiùsi? Magutti? Fendèri? Finestrati? Oietti? Samanettati? Rautìti? Semeiùti? Aperitavìti?
No
Aperitivi?
Si

(SuperGiovane, Elio e le Storie Tese)

OndaAnomala
(messaggio subliminale)

31 ottobre 2008

Il giorno della verità dei Fratelli d'Italia

I media forse non ne hanno parlato, ma la Casa Orca ieri era presente.
Una goccia in un onda travolgente che bloccava le città italiane.
Stavolta si fa sul serio!


Chissenefrega della solita conta, un milione e mezzo, un milione, ottocentomila o fate voi. Roma è per intera paralizzata. E' impossibile anche entrare in città. Decine di pullman sono "spiaggiati", come balene, sul Grande Raccordo e, nell'impossibilità di raggiungere il centro storico, migliaia di persone se ne vanno in processione, allegre e rumorose, là dove sono: lungo l'anello autostradale, alla Magliana. In centro, chi si è mosso da piazza della Repubblica scende dal Pincio verso piazza del Popolo che il serpente - quieto e colorato di palloncini blu e giallo e rosso - ha ancora la coda nella posta di partenza. Chi con realismo dispera di arrivarci, in piazza del Popolo, cambia strada. La protesta si frantuma e si disperde dilatandosi là dove trova spazio e strade libere da affollare. I cortei diventano tre e si muovono in direzioni diverse, gli universitari e gli studenti dei licei venuti dalla Sapienza e da molte città del Mezzogiorno se ne vanno verso Trastevere e circondano il ministero della Gelmini e le gridano: "Mariastella, arrenditi. Sei circondata!"


Quanti saranno? Importa davvero a qualcuno, se non al governo imbarazzato ("poche migliaia di persone"), avere un numero? E' il giorno della realtà, questo, quale che siano i numeri. E' il giorno della robusta e ostinatissima realtà.

È il giorno della concretezza della vita quotidiana di studenti e insegnanti, delle compromesse speranze di futuro dei più giovani e delle loro famiglie. È il giorno della tangibilità di una sdegnata rabbia per il presente che - con la voce e il corpo di centinaia di migliaia di uomini e donne, ragazze e ragazzi che nella scuola e nelle università ci vivono, ci lavorano, ci studiano, ci sperano - mette finalmente in un canto, per un'intera mattinata, le formule vuote e le verità rovesciate che avvelenano il discorso pubblico.

È un leit motiv: davvero conoscete la scuola, signori? Davvero la conosce il governo? Di quale scuola parlano, parlate? Di quella che ogni giorno, con i suoi ritardi e le sue eccellenze, con i suoi sacrifici e pigrizie, con i suoi piccoli sconosciuti eroismi, apre i battenti? O di quella che immaginano o lasciano immaginare per poterla schiacciare? Sono domande - spiegano in una singolare coincidenza di opinioni, studenti e professori, bidelli e maestri, sindacalisti e ricercatori - che impongono di chiamare le cose con il loro nome, finalmente.

Così, anche se negli slogan Mariastella Gelmini è protagonista e trasfigurata in santa, "Beata Ignoranza", nei colloqui, nei capannelli, nelle discussioni che si accendono qui e lì il decreto diventato ormai legge dello Stato non ha una madre, ma soltanto un padre: Giulio Tremonti.

Dice uno:
La Gelmini, di suo, avrebbe dovuto proporre un disegno, un progetto educativo, un documento da discutere, un percorso riformatore per passare dalle criticità di oggi - che ci sono e non trascurabili - a un assetto più soddisfacente nel futuro. Non lo ha fatto. La sua è una presenza muta. È una comparsa. Il primattore è l'altro, è Tremonti. Suoi sono i tagli e questa riforma - che è una falsa riforma - non è altro che tagli al personale docente, amministrativo e tecnico; risparmi per il bilancio dello Stato; riduzione dell'orario scolastico e fine del tempo pieno; tagli al Fondo di finanziamento delle università e trasformazione degli Atenei in Fondazione private. Noi abbiamo bisogno di più riforma e invece ci danno meno risorse e nessuna riforma.


È il giorno della realtà, questo. Non è il giorno dei "grembiulini", del "cinque in condotta", del maestro che da "unico" diventa per magia, per conformismo e obbedienza dei media, "prevalente". In una parola non è il giorno dei codici comunicativi e vuoti che, con sapienza, Berlusconi ha messo in campo per nasconderla e manipolarla, la realtà.

L'"avviso ai naviganti" del mago di Arcore puntava ad accendere il solito dispositivo, a innescare un riconoscimento identitario della società con la sua leadership, a indicare un ostacolo da rimuovere: i "fannulloni", gli "ignoranti", il "potere dei sindacati", gli "insegnanti pagati troppo per quel che fanno e danno", una scuola che è soprattutto o forse soltanto "spreco".

In una parola, un'"infezione" che minaccia la salute del Paese. La protesta contro la riforma della scuola -suggeriva il premier - compromette il diritto allo studio. Pregiudica il futuro dell'educazione che invece la riforma assicura. Le proteste danneggiano la formazione dei più operosi. Quindi, la loro stessa libertà.

Berlusconi ha voluto indicare alla sua gente - "la maggioranza silenziosa" come va dicendo la Gelmini - un terreno di conflitto, quasi una chiamata alle armi, un nuovo ambito di ostilità di un'Italia: la sua Italia, contro l'altra che non lo ama o che vuole giudicarlo senza pregiudizio per quel che fa. Non ha esitato a minacciare l'arrivo dei Reparti Celere nelle scuole e università "okkupate" perché sempre un diritto di polizia si affaccia quando lo Stato non è più in grado si garantirsi gli scopi empirici che intende raggiungere ad ogni costo.

A quanto pare, se si guarda questa piazza e queste vie, Berlusconi per una volta ha sbagliato i suoi calcoli. Clamorosamente. Per la prima volta, in questa legislatura. Come dicono lungo via Sistina, "il governo è riuscito nel miracolo di mettere insieme tutte le sigle sindacali", che solitamente intrattengono tra di loro i rapporti che il cane ha con il gatto.

Ha consentito a un'intera generazione, distratta, disillusa, spettatore passivo distante dal luogo comune, di scoprire che la politica non è appartenenza a un partito o a un gruppo, a una fazione o a un'ideologia, ma che è politica soltanto la volontà di opporsi e resistere a un progetto di ordine sociale che esplicitamente rinuncia a una concezione dello Stato garante legale dell'eguaglianza per disegnare esclusioni e differenze, creare privilegi e divisioni.

Non c'è chi in questo corteo, che ora affolla piazza del Popolo e via Ripetta e via del Babuino fino a piazza Augusto Imperatore e piazza di Spagna, non abbia letto il decreto e toccato con mano che "i grembiulini" sono soltanto polvere negli occhi che acceca. Lo studente universitario ti spiega pignolissimo come il Fondo di finanziamento ordinario delle università viene progressivamente ridotto di 63,5 milioni per il 2009, di 190 milioni per il 2010, di 316 milioni nel 2011, di 417 milioni per il 2012 e di 455 a partire dal 2013, un risultato che si otterrà vietando di assumere personale oltre il 20 per cento dei pensionamenti dell'anno precedente. Una morta lenta che ucciderà tutti, i buoni e i cattivi senza alcun discernimento: chi ha disperso le sue risorse e chi le ha utilizzate al meglio; chi ha valorizzato il merito e chi ha inaugurato un insegnamento inutile per dare una cattedra all'amante o al figlio. Dicono: quel che non darà più lo Stato lo forniranno le Fondazioni, ma quali, ma come? Il governo non lo dice perché o non lo sa o non può dire che vuole un'università privatizzata.

È la trama della realtà che fa capolino. È il suo giorno. Per una volta, la "comunicazione" può attendere. I trucchi non funzionano. Quell'indifferenziazione tra reale e fittizio che sempre Berlusconi riesce a costruire appare sgonfia come una ruota bucata. La gente che è qui, che ancora non riesce a raggiungere piazza del Popolo, sembra che ancora riesca a distinguere ciò che accade davvero da quel che la politica e i suo cantori raccontano.

Madri di famiglia ti spiegano come cambierà concretamente la loro vita e la vita del figlio con la fine del "tempo pieno", con il "maestro unico" e l'orario settimanale di ventiquattro ore. "Che cosa è più educativo la strada, la televisione o la scuola?", chiedono.

La realtà. Ha il fiato corto Berlusconi quando si lamenta della "scandalosa capacità di mentire su cose di buonsenso" o quando nega che ci siano tagli. Qui se ne vanno in giro con nella borsa o in tasca il decreto e, sollecitati, sono pronti a squadernartelo sotto gli occhi. I docenti a tempo determinato che voleranno via come stracci saranno 87.341 in tre anni. Nel 2009/10, 42.105; 25.560 nel 2010/11; 19. 676 nel 2011/2012. Questo per gli insegnanti. Per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario sono previsti 42.500 posto in meno, il 17 per cento in meno. Come si fa a dire che non ci sono tagli?



In piazza del Popolo, un'orchestrina intona l'inno di Mameli. È bizzarro, e di certo non consueto, che prima sottovoce, poi con sempre maggiore forza e convinzione, quel canto dilaghi in ogni angolo della piazza. A pensarci meglio, non è fuori posto "Fratelli d'Italia". Anzi, quel canto appare coerente. Forse può essere addirittura il senso della giornata. Le persone che sono qui, quale che sia il loro numero, sembrano sapere che è in gioco "un'idea di Italia" a cui non vogliono rinunciare. Sanno che "la scuola pubblica, la scuola di tutti", quell'idea la custodisce. Anche con i suoi deficit.



(31 ottobre 2008)
da un articolo di Giuseppe D'Avanzo, giornalista de "La Repubblica"



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