26 novembre 2007

73,5%


e oggi possiamo affermare con orgoglio che alcuni sondaggi in nostro possesso danno il Partito della Casa Orca al settantatrè e mezzo percento

25 novembre 2007

Torta al cioccolato di Sara e Joanna

Le ricette migliori nascono spesso di notte, quando si fa fatica a dormire e uno strano mix di noia e creatività portano a esperimenti culinari sorprendenti.
Questa torta al cioccolato è nata proprio così...

Torta al cioccolato di Sara e Joanna

Ingredienti:
150 gr di burro; 200 gr di zucchero; 150 gr di cioccolato fondente;
40 gr di cioccolato all'80% di cacao (o comunque di un cioccolato molto nero);
200 gr di farina;
2 cucchiai di fecola di patate;
3 uova;
1/2 bicchiere circa di latte
1 cucchiaino abbondante di lievito per dolci
1 spruzzata generosa di cannella

Preparazione:
Fate ammorbidire il burro tagliato a pezzetti in una ciotola per circa un'ora, durante la quale potete dedicarvi a un'attività rilassante a scelta (anzi, diciamo che l'attività rilassante è condizione assolutamente necessaria alla buona riuscita della torta!).
Chiacchiere, bagno caldo e lettura amena sono tra quelle consigliate.


Appena il burro si è ammorbidito mettete su un pentolino pieno d'acqua calda su cui sistemerete un piattino per sciogliere la cioccolata a bagnomaria. Aggiungete lo zucchero al burro e amalgamate; in seguito aggiungete anche i tuorli d'uovo e il cioccolato fuso.
Leccate accuratamente il piatto con i residui di cioccolato fuso, avendo cura di imbrattarvi naso e guance.
Mescolate il composto fino ad ottenere una massa omogenea.
Mischiate i 2 cucchiai di fecola di patate con la farina, in seguito, servendovi di un setaccio, unite il composto un po' alla volta e, mano a mano che si addensa, il latte. Aggiungete la cannella e il cucchiaino di lievito, mescolate un altro minuto e unite gli albumi montati a neve.
Una volta uniti gli albumi, rimestate delicatamente per non rischiare di "smontarli".
E' importante ridere molto e divertirsi durante la preparazione, altrimenti la torta diventa di cattivo umore e si affloscia; quindi oltre agli ingredienti richiesti procuratevi anche un buon amico che vi aiuti nella preparazione e divida con voi il dolce una volta pronto.

Passate il composto in uno stampo a cerniera precedentemente imburrato o foderato con carta da forno.
Infornate a 180° e dimenticatevi della torta finché non sentirete un profumino invitante provenire dalla cucina (dovrebbero bastare 30 minuti, ma assicuratevi comunque che sia cotta bucandola con uno stecchino).
Spegnete il forno e lasciatevela riposare ancora per 10 minuti prima di tirarla fuori.

Una volta tolta dal forno aspettate che si raffreddi e divoratela senza sensi di colpa, cosi non ingrasserete.

la Nonna Orca

23 novembre 2007

Le Scie(me)nze della Terra

In un mondo dominato dai giganti (e non mi sto riferendo ai Dinosauri), dove ciò che importa è trovare un posto da sfruttare sino alla morte per poi trovarne un altro per ripetersi, e ripetersi.

In un mondo dove chi ci governa ci propina e ci imbocca le priorità (e non mi sto riferendo alla pubblicità dei gelati) della nostra vita, i problemi, le aspettative, i desideri, e poi ci inducono e ci conducono dove meglio ci possono tenere a bada.

In un mondo dove è meglio non essere mai nati.

In un mondo dove le risorse non bastano per tutti e non bastano per definizione.

In un mondo dove per il 99,99% della sua vita l’uomo non è esistito e forse non era contemplato.

In un mondo dove si crede che Cecchi Paone è uno scienziato e che Emilio Fede non è un cabarettista.

In un mondo dove governano i governi e dove popolano ipopoli, dove i salumieri affettano il salame, dove i fabbri battono il ferro, dove i metalmeccanici stanno in cassa integrazione, dove i giapponesi si tolgono gli occhi a mandorla (le mandorle so pure belle scrocchiarelle), dove i Giornalisti si estinguono, dove le pulci si cambiano nome al partito per cercare di sfuggire al Frontline, dove le zecche si attaccano alle orecchie destre, dove i centri sociali sono più alla moda delle discoteche di Ibiza, dove il cinema è realtà al confronto della tv (tranne “Che tempo che Fa”), dove è consentito costruire una fabbrica su un letto di un fiume e poi con scadenza decennale ritirare il premio dell’assicurazione dopo l’alluvione, dove l’abusivismo è un corso tipo patente europea (tutte le varie fasi e i programmi da utilizzare nel pacchetto “Building”), dove la Terra è un contenitore (cestino) e non un generatore, dove il lavoro ha perso il suo nobilitare, dove gli stati scaricano sulle regioni che a loro volta scaricano sui comuni che a loro volta scaricano sulle frazioni che a loro volta scaricano sui cittadini che a loro volta… scaricano il cesso (era ora, puzzava dopo tutto sto giro!), dove il federalismo ha la stessa funzione degli articoli e delle postille di un contratto di telefonia tipo Telecom e cioè quello di complicare l’erogazione di un servizio e di scoraggiare il cliente cittadino a capire cosa sta succedendo nonostante fosse lui lo sborsatore di soldi.

In un mondo dove bisognerebbe soltanto ascoltare il vento e capire se verrà la pioggia o farà bel tempo.

Solo se noi sapessimo che la soluzione a tutto ciò siamo noi, il mondo esploderebbe.

21 novembre 2007

Per me si va nella città dolente...

...per me si va nell'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.



Tanti auguri al neonato “Popolo delle Libertà”!!! Momenti di letizia interminabili, nel senso meno morattiano possibile del termine, emozioni forti, lacrime di gioia…complimenti, complimenti davvero al nostro “portatore nano” per l’ennesima genialata politica della III Repvbblica.

L’ennesimo trionfo del trasformismo, con un astuto colpo di mano, ma non tocchiamo questo tema, vorremmo soltanto interrogarci su alcune questioni: ma ci rendiamo conto? Ei sostiene di aver raccolto all’incirca 10 milioni di firme per lo nuovo partito… hi hi… ok, siamo seri, anche se fosse una menzogna, la si potrebbe accettare, siamo abituati ad ingoiarne di più gravi dai vari “burattinai dei Palazzi in centro”.

E che dire del nome? Eccezziunale… “il Popolo delle Libertà”. Proviamo a soffermarci sui termini ch’Ei ha preferito adottare per lo partito. Il “popolo”, già, il popolo, quanti significati ha la parola popolo? Beh molti. Non è solo “l’insieme dei cittadini aventi origini, lingua e ordinamenti comuni […]”, ma altresì “il complesso dei cittadini di uno stato in quanto contrapposto al sovrano, al governo […]”, o ancora “l’insieme delle classi sociali di più modeste condizioni economiche [...]”, come ad esempio i 7 milioni e mezzo di lavoratori italiani che vivono con meno di 1000 € al mese, ovvero alla soglia della povertà; volendo esisterebbero altri significati di tale termine, al di là di quanto riportino i diversi vocabolari, che distano diversi anni luce dalla sua figura politica ed imprenditoriale... Dunque, quale sarebbe il popolo di cui Ei parla?

Poscia ci sarebbe "libertà", già la libertà, che dire, vogliamo parlarne? Meglio di no, ci dilungheremmo troppo se lo facessimo, e con ogni probabilità non saremmo neppur in grado di farlo. Chissà, forse Ei sa cos'è la libertà, si potrebbe provare a dimandar lui...

...ma vaffanculo!

Costoro giocano con le parole, ne travisano completamente il significato e l'essenza, le manipolano durante le loro campagne elettorali (nel senso meno agricolo possibile del termine) e nei graziosi siparietti televisivi, tra cui quello dove son seduti su comodi troni bianchi (nel senso meno elettrodomestico possibile del termine) e mostrano alteri le loro splendide cravatte, dove le loro balle vengono interrotte temporaneamente dal "din don" di un misterioso campanello (ah e la sigla è quella di "Via col vento"), ma di cui per correttezza è stato stabilito di non fare il nome... Tutto ciò, ed altro naturalmente, fa sì che alcuni termini come libertà, democrazia (dunque i membri fondatori del nuovo Partito Democratico non sono da meno), vengano assimilati in maniera superficiale da noi tutti vittime del tubo catodico. Ne consegue che a lungo andare non ci scandalizzerebbe più questo loro utilizzo mediocre, demagogico e populistico di termini dal profondo significato.

Il cammino verso la politica vera è assai lontano, "sì che 'l piè fermo è sempre 'l più basso".

Forse sarebbe il caso di meditare.

19 novembre 2007

Le "città universitarie" non sono città

Prendendo spunto dal blog di Red-Home 77, anche la Casa Orca sottolinea l'articolo di Ilvo Diamanti "Quando gli studenti si prendono le città" della rubrica Bussole di Repubblica.

Derivato dalla tragica vicenda di Perugia dello scorso 2 novembre, l'articolo delinea perfettamente la situazione degli universitari fuorisede e il loro rapporto con la città che li "ospita", citando:

"[...]Perugia soffre di una sindrome da "spaesamento", comune a molti altri centri urbani in cui è cresciuta, da qualche tempo, la presenza universitaria.

[...]Quasi un rito di passaggio alla conquista dell'autonomia. Come, un tempo, per gli uomini, il servizio militare. Per cui, insieme alle Università, si sono sviluppate vere e proprie "zone" per studenti. Quartieri giovanili. Città nelle città. Anzi, talora la stessa città è confluita nell'Università. Come Perugia.

Dove i residenti si sono trasferiti in periferia, dopo aver "ceduto" (o meglio "affittato") il centro storico agli studenti. Così, sono sorte città quasi totalmente abitate da studenti universitari. Dove il commercio, l'economia, l'edilizia, ruotano completamente intorno a loro. Per non parlare dei locali (fast food, pizzerie, birrerie, pub).

[...]Gli studenti sono "popolazione" di passaggio. Non hanno radici locali. Né la prospettiva di restarvi per la vita. Pagano affitti alti per un appartamento condiviso con altri studenti. Non lo possono percepire come "casa propria". Case, strade, piazze: per questi giovani di vent'anni, "lontani da casa", sono uno "scenario". Dove trascorrono il tempo, dopo lo studio. E si divertono senza responsabilità.

[...]Nelle "città universitarie", invece, i giovani sono affidati, principalmente, alla regolazione dei consumi e del mercato. Non funziona, per loro, neppure il vincolo sociale e comunitario. Perché non sono una società e neppure una comunità. Ma una umanità immersa in relazioni, in larga parte, transitorie. Fitte ma senza impegno.

[...]I giovani. Lontani dalla famiglia, dalle istituzioni, dalle regole. In un ambiente dove le occasioni di "evasione" sono diffuse; dove i "limiti" si perdono. Sono più vulnerabili. Esposti a momenti di depressione. Solitudine. D'altronde, sono studenti.

[...]Queste "città universitarie": non sono città. I quartieri studenteschi delle medie e grandi città. Non sono quartieri. Sono "zone senza sovranità". Senza autorità. Senza comunità. Un po' centro commerciale, un po' villaggio turistico, un po' "pub diffuso". Verrebbe da evocare quelli che Marc Augé definisce i "non-luoghi". Ma ci sembra improprio. Perché questi "luoghi" hanno un'identità e radici storiche profonde. Solo che i "nuovi" residenti ne sono estranei. Peraltro, si tratta di ambiti dove le persone intrattengono relazioni fitte. Ma, perlopiù, temporanee, poco impegnative. Meglio, allora, parlare di "luoghi apparenti", popolati da una "gioventù apolide". "Città artificiali" in cui cresce una generazione di "non-cittadini".
"

Ilvo Diamanti

17 novembre 2007

Spettri nella Capitale

Se in una notte insonne vi capitasse di passeggiare per le strade di Roma, potreste incontrare personaggi ben più strani di fiorai notturni e tassisti assonnati.

Pochi sanno che la Capitale brulica di spettri che amano aggirarsi nei luoghi a cui sono stati legati in vita; figure più o meno note, più o meno inquiete, che il più delle volte non fanno caso ai passanti solitari, e solo raramente si divertono a spaventarli a morte.

Il fantasma di Olimpia Pamphili ad esempio, vagherebbe di notte per piazza Navona, su una carrozza trainata da cavalli neri; Messalina invece si aggirerebbe per il colle Oppio, mentre al Muro Torto decine di fantasmi di donne e uomini giustiziati provocherebbero strani incidenti col loro influsso negativo....volete saperne di più?

Il sito www.fantasmitalia.it fornisce una lista di fantasmi delle principali città italiane. Leggenda o verità? La Casa Orca ha deciso di effettuare spedizioni notturne per cercare conferme di queste voci e magari immortalare queste figure eteree e fluttuanti!!!

Un avvertimento: se avete finito le sigarette e dovete uscire a prenderle nel cuore della notte, assicuratevi che la strada di casa vostra sia frequentata solo da gente VIVA!

Daria Sovinar e Sebastiano

15 novembre 2007

Ampelmann


Nel 1961, assieme alla costruzione del Muro di Berlino, si iniziarono a creare una serie di icone simbolo delle due avverse Germanie, queste potevano spaziare dall'architettura al modo di vestire.

Ad esempio, al designer "psicologo del traffico" (Verkehrspsychologe) Karl Peglau, fu commissionato dalle autorità della DDR, di trovare una nuova veste allo stilizzato omino del semaforo pedonale dell'Ovest. Peglau pensò ad un simbolo che fosse istantaneamente compreso, soprattutto dai bambini: nacqe così l'Ampelmännchen ("Omino del semaforo").
Anche se le autorità storsero il naso per quel cappello "medio-borghese", il piglio scattante e simpatico fece innamorare da subito i pedoni dell'Est.

Con la caduta del muro e la riunificazione della Germania del 1990, Ampelmann era destinato a rimanere solo un ricordo, ma grazie all'acclamazione della gente comune nel 1993 tornò a brillare in tutti i semafori della ex DDR.

Lo si nota palesemente nella capitale, Berlino, dove Est ed Ovest si distinguono ancora dagli "Omini del semaforo".

Ampelmann è oggi un simbolo della "Ostalgie" ("Estalgia" ovvero il fenomeno della nostalgia dell'Est) ed è diventato ovviamente oggetto artistico e commerciale a cui si può dedicare un intero sito web:
http://www.ampelmann.de/

14 novembre 2007

...e se Google fosse nero?

Si, invece di Google si chiamerebbe "Neroogle" ("Blackle" in inglese)...
...e quindi?

Beh, se Google è il motore di ricerca più utilizzato nella rete (80% degli internauti) e se il colore nero è il meno luminoso con 59W di energia consumati (per il bianco il pc consuma 74W), pensate a quanto si potrebbe risparmiare i termini di consumo energetico!
Basterebbe sostituire l'attuale sfondo bianco di Google con un più riposante sfondo nero e si arriverebbe a risparmiare addirittura
750 Megawatt/h all'anno!

Tutto questo è già realtà grazie all'Heap Media, quindi basta sostituire la home page e il motore di ricerca predefinito con Neroogle (http://www.neroogle.it/).

La Casa Orca lo ha già fatto, tu che aspetti?

P.S.: diffondi il verbo.

13 novembre 2007

Sogno di una notte di mezzo autunno inoltrato

Avete presente quei sogni che vi fanno dubitare della vostra sanità mentale? Che vi fanno temere di starvi sempre più avvicinando al livello di follia di Pierpaolo, il vostro coinquilino problematico?

Ecco, il sogno che ho fatto mi ha fatto davvero sudare freddo di fronte a questa possibilità. Ve lo racconto:

ero a Ceccano, il mio paese di origine e si stava svolgendo un concerto, durante una qualche strana sagra. La prima cosa che ricordo di aver notato era la scarsa organizzazione, dato che il palco era fatto con assi di legno e coperto con teloni trasparenti. Come se fosse la cosa più normale del mondo, mi rendo conto che il gruppo che si esibiva di fronte al foltissimo pubblico (30 persone), erano i Rolling Stones.

C'erano tutti: Mick Jagger che parlava un perfetto italiano, Keith Richards con la sua chitarra, Ron Wood con un fantasticissimo liuto (!!!!) e Charlie Watts alla batteria. A parte stupirmi del fatto che parlassero italiano, ci resto di stucco quando vedo un ragazzo del mio paese che sale sul palco ed inizia a suonare con loro. (non ripeto le maledizioni e le parolo poco carine che gli ho indirizzato, atrimenti ci chiudono il blog e ci scomunicano).

Dopo aver suonato per un po', Mick si rivolge a noi chiedendo:
"Qual'é il vostro gruppo hard rock italiano preferito???"
Nessuna risposta.
"Lo sappiamo noi qual'é!!!" dice Mick...
...ed inizia ad intonare una non precisata canzone delle Vibrazioni!!

Il mio "NOOOOOOO!" ha squarciato il silenzio della notte e mi sono ritrovato ansimante, sudato e con gli occhi sbarrati seduto nel letto.
Per citare una mia ex-professoressa, mi sono sentito molto pazzo, lo ammetto.

Voce del verbo Bloggare

blog|gà|re
v. intr.

[AU] Condivisione di esperienze, pensieri e opinioni attraverso parole, immagini e video posti all'interno di un'interfaccia virtuale, pubblica o privata, denominata blog (dall'inglese web-log: lett. traccia sul web).