24 dicembre 2007

Buone Feste!


la Casa Orca si augura che tutti voi
passiate delle ottime festività
sotto l'aura di cibo e alcol!

Auguri!

20 dicembre 2007

Capitan Orco - la partenza

La partenza

La piatta distesa è ormai pronta a riflettere le prime luci,
e mentre son io qui a narrar,
la sfera incandescente si alza sopra l'orizzonte.

"Orizzonte, quante volte il fiero Capitano ti oltrepasserà alla ricerca di preziose terre lontane?"

Le ire del Dio dei mari già si son placate,
la notte tormentata lascia spazio al sorgere del nuovo giorno,
ora gli uomini son desti.

Diario del Capitano
27 Novembre

ore 4.40
L'alba è giunta, l'equipaggio si appresta alle operazioni di partenza.
“Forza con quelle casse di rum! I giorni della perdizione arriveranno in men che non si dica!”

Il prelato tarda ad arrivare. Avrà avuto visita notturna di qualche donnaccia!
“Manica di stolti! Affrettatevi è già troppo tardi! Di certo non si può aspettare la benedizione di quel balordo tricheco!”

ore 5.30
Del prete nemmeno l'ombra. La banchina è gremita di gente.
Bisogna affidarsi ai loro conforti.
Gli uomini ordinati sul ponte attendono il varo col timor però di partir spogli della Sacra Parola.

ore 6.00
Si parta senza Benedizione, sarà il cielo comunque a vegliare sulla nostra sorte.

“Levate le ancore! Spiegate le vele! Che il soffio del vento ci assista per la lunga peregrinazione!
E che Dio ci salvaguardi dalle insidie oscure del maligno!”


“Cazzate la randa! Cazzo!”

15 dicembre 2007

Casa Orca vive!

L'orco Acconcia ce l'ha fatta, la Casa Orca ha funzionato!
Giuseppe (presenza 2006 della Casa) ha vinto il concorso della VI edizione “Pubblica con noi”.

Dopo mesi di inattività virtuale tre pezzi pubblicati sul sito della Casa nella sezione Racconti, ora fanno parte insieme ad altri sei, frutto del suo estro, di un libro edito da Fara editore:

Pubblica con noi 2007 – racconti e poesie.

Casa Orca vive!

14 dicembre 2007

Benzina esaurita


Iniziano a spuntare i primi fili d'erba, presto i sampietrini saranno coperti da un fiorito manto erboso.

Tram, autobus e filobus sono frequentatissimi, ancora un po' affollati, ma presto si riuscirà a rispondere a tale improvviso cambiamento.
Seduti si guarda fuori dal finestrino, ragazzini giocano a pallone, la strada è frequentata ormai solo da mezzi a pedale, niente clacson, ma trilli di campanelli.
Una signora accompagna a piedi la sua graziella, uomini e donne a svelte falcate raggiungono l'ufficio, con il volto disteso e sorridente che sembra dire “Finalmente!”.

In realtà le persone in bici girano solo disperate alla ricerca di un benzinaio aperto e quello che sembra un sorriso è in realtà un ghigno impresso sul volto per lo stress dell'assurda situazione.

13 dicembre 2007

Allarme!


"C'è odore di elezioni e l'Armata Rossa della magistratura si rimette in moto."

Arriva direttamente dall'ex premier Silvio Berlusconi, una notizia che ha sconvolto tutta l'Italia: la magistratura sta rapidamente radunando soldati russi che impediscano in qualsiasi modo al Cavaliere di riportare la libertà nel nostro paese, ormai sotto la terribile dittatura Comunista.

I malvagi magistrati stanno infatti raccogliendo prove del tutto fasulle su corruzioni, falsi in bilancio, conflitti di interessi per poterlo incastrare ed esiliarlo in un Gulag nella Val di Susa.

11 dicembre 2007

Capitan Orco - prologo

Prologo

Ora vi narrerò, se la voce non mi vien meno e la memoria mi supporta, le imprese di colui che, vagando sotto le stelle di questo e quell'emisfero, fendette le onde a bordo di superbe navi e alla testa di uomini valorosi affrontò le ire di Poseidone e i capricci di Eolo.
Di mille e più avventure fu l'eroe Capitan Orco che,
esplorando acque ignote e lande inesplorate,
conobbe altre razze di uomini, crudeli battaglie, ricchezze e glorie.

Tale è il suo coraggio e il suo valore che la mia penna a tratti s'arresta:
tanto è la fatica e l'onere di narrar simili gesta.
Perdonatemi quindi di non esser io Omero,
colui che di Ulisse narrò le peregrinazioni,
troverebbe questo compito arduo ed altero.

E se prestate orecchio sentirete ciò che nessun uomo udì mai
e che nessun altro disse.

Diario del Capitano
26 Novembre

ore 15
Oramai la decisione è ferma e irrevocabile.
Domani, giorno 27, le mie navi salperanno.

ore 17
Le immagini di terre lontane, donne nude e mari inesplorati
vorticano senza posa nella mia mente, a tal punto da impedirmi
di soddisfare il bisogno di un equilibrato raziocinio.

Osservo il mare.
“Sarai mio alleato? O implacabile ricorderai a noi uomini
la nostra inutile essenza sotto la tua potenza immortale?”


ore 21
L'ultima cena sulla terraferma è pronta.
La ciurma è riunita attorno al desco.

Silenzio.
Tensione forse, negli occhi e nei mormorii sommessi dell'equipaggio.

Ma devo mostrarmi forte.

“Orsù! Si brindi con rum e si festeggi con sgualdrine!
La notte che precede l'inizio della grande impresa resti a lungo
nei ricordi, a confortare il cuore!”

08 dicembre 2007

Bugie oscure peste bubbonica festa mia

Ho spedito una cartolina che oggi è arrivata con queste parole:
bugie oscure peste bubbonica festa mia.

La rivelazione ai nativi americani di Henri Michaux
non fu opera di missionari.
L’onda con forza spropositata
travolge, sbatte sul fondo, gira e rigira,
abbandona le mani alle bolle,
e ricorda: la liberazione
è solo attraverso la peste bubbonica.
Del digiuno prolungato
di cui solo la pianta senza acqua afferra
il significato. Tu hai mai avuto fame?
No, dico, veramente fame?
E allora perdere la necessità quotidiana di svegliarsi
col pensiero di trovare cibo
ha o non ha affrancato l’uomo?
Che può passare le sue giornate
in reti finte, efficaci a mantenere
viva la sua volontà, senza pensare
mai alla ricerca del cibo.
Chi resta con l’istinto di
ricerca dove c’è tanta
roba non può che essere obeso?
Ho imparato da te Michaux
a entrare nei pavimenti, a girare
la testa nelle proboscidi
di elefante e a capire le righe
di Lao Tzu. Non penso tu sia oscuro
ma io vorrei essere più chiaro.
Dei volti che vedo nei pensieri logici,
tutti ragazzi e padre e madre
accorsi per la festa mia
dopo la lettura al portico
della piazza, prima circondata dal mercato.
Quegli uomini e quelle donne
sono attraversati da un colore strano,
parlano in modo strano,
guardano e raccontano bugie:
le bugie della poesia,
le bugie dell’amico,
le bugie del viaggio.

Ballavamo uno dentro l’altro
in uno spazio strettissimo
muovendo i piedi e colpendo
la terra fino alle viscere
entrando dentro e saltando
fuori come lanciati missili
verso lo spazio,
le mani si univano
in una stretta unica
polposa di latte di
bufala tutto il giorno accasciata
nella palude in cui sguazzano
i miei fratelli bugiardi
in attesa della carestia purificatrice,
forse un’eruzione.

Si dorme meglio se
solo appoggiati, asciutti e lavati.

(Giuseppe Acconcia)

06 dicembre 2007

a Santa Compaña

Galizia: terra di suggestioni celtiche, zona di confine che si apre all'abbraccio dell'Atlantico.
Tra i suoi boschi antichi e le sue nebbie, presso i laghi e lungo i sentieri prende forma ogni genere di creatura fantastica. Folletti, streghe, animali mitologici, apparizioni foriere di presagi, ninfe e anime in pena affollano il catalogo delle creature mitiche galeghe...

Una delle leggende popolari più diffuse è sicuramente quella di origine pre-cristiana riguardante la Santa Compaña o Processione delle anime.
Chiamata con i nomi più svariati a seconda delle zone -Santa Compaña, Hoste, Estandiga, Antaruxada, As da noite- la Santa Compaña, che tutto è fuorché santa a dispetto della fortuna letteraria del termine, è tradizionalmente descritta come una processione di morti o anime in pena, che percorre i sentieri di una determinata contrada o “Parroquia”(unità amministrativa oltre che religiosa).

Secondo la leggenda i defunti di ogni Parrocchia rispondono alla chiamata del morto sepolto da più tempo, si ergono dalla tomba e dopo essersi appropriati in chiesa di ciò di cui hanno bisogno, iniziano la loro abituale peregrinazione notturna, scalzi e ricoperti di un sudario bianco.
Questa lugubre comitiva, annunciata dall'odore dei ceri e da un forte vento che si leva al suo passaggio, ha come scopo quello di visitare le case in cui presto ci sarà un lutto.

Fatto straordinario è che alla testa della processione si trova un vivente, che può essere uomo o donna, a seconda che il patrono della parrocchia sia di sesso maschile o femminile.
Questi porta in mano una croce e un paiolo di acqua benedetta e guida la compagnia di cui è schiavo e da cui riceve ordini taciti, che esegue come mosso da un impulso incontrollabile.

E' costretto a non guardarsi mai indietro e non può rivelare a nessuno, pena la morte, la terribile condizione in cui si trova. Si dice che i portatori della croce si riconoscano da alcuni segni distintivi: di giorno trascurano il lavoro e ogni altra attività, dimagriscono continuamente, diventano pallidi, deboli e tristi e non tardano a morire.

L'unico modo che hanno di liberarsi di questo fardello è di passare la croce a un altro vivente, per questo la Santa Compaña rappresenta sempre un pericolo per chi la vede da vicino o ne incrocia il cammino. Esistono vari modi per evitare di prendere la croce: stendersi a terra con la bocca rivolta a terra e fingersi morto; tracciare un cerchio con una croce all'interno e rimanervi finché la processione non sia passata; occupare entrambe le mani con sassi o pezzi di legno e cosi via.

Il modo più sicuro di vederla è spiarla da lontano; non tutte le persone tuttavia possono vederla, perché non tutti ne hanno la capacità: può accadere che di due persone che vanno insieme, una riesca a vederla e l'altra no; in questo caso chi ha la “vista”, può permettere all'altro di vedere la Santa Compaña pestandogli un piede, meglio se il sinistro.
Processioni simili si ritrovano in Galles, Irlanda, Scozia, Bretagna, Baviera e Svizzera.

Daria Sovinar

26 novembre 2007

73,5%


e oggi possiamo affermare con orgoglio che alcuni sondaggi in nostro possesso danno il Partito della Casa Orca al settantatrè e mezzo percento

25 novembre 2007

Torta al cioccolato di Sara e Joanna

Le ricette migliori nascono spesso di notte, quando si fa fatica a dormire e uno strano mix di noia e creatività portano a esperimenti culinari sorprendenti.
Questa torta al cioccolato è nata proprio così...

Torta al cioccolato di Sara e Joanna

Ingredienti:
150 gr di burro; 200 gr di zucchero; 150 gr di cioccolato fondente;
40 gr di cioccolato all'80% di cacao (o comunque di un cioccolato molto nero);
200 gr di farina;
2 cucchiai di fecola di patate;
3 uova;
1/2 bicchiere circa di latte
1 cucchiaino abbondante di lievito per dolci
1 spruzzata generosa di cannella

Preparazione:
Fate ammorbidire il burro tagliato a pezzetti in una ciotola per circa un'ora, durante la quale potete dedicarvi a un'attività rilassante a scelta (anzi, diciamo che l'attività rilassante è condizione assolutamente necessaria alla buona riuscita della torta!).
Chiacchiere, bagno caldo e lettura amena sono tra quelle consigliate.


Appena il burro si è ammorbidito mettete su un pentolino pieno d'acqua calda su cui sistemerete un piattino per sciogliere la cioccolata a bagnomaria. Aggiungete lo zucchero al burro e amalgamate; in seguito aggiungete anche i tuorli d'uovo e il cioccolato fuso.
Leccate accuratamente il piatto con i residui di cioccolato fuso, avendo cura di imbrattarvi naso e guance.
Mescolate il composto fino ad ottenere una massa omogenea.
Mischiate i 2 cucchiai di fecola di patate con la farina, in seguito, servendovi di un setaccio, unite il composto un po' alla volta e, mano a mano che si addensa, il latte. Aggiungete la cannella e il cucchiaino di lievito, mescolate un altro minuto e unite gli albumi montati a neve.
Una volta uniti gli albumi, rimestate delicatamente per non rischiare di "smontarli".
E' importante ridere molto e divertirsi durante la preparazione, altrimenti la torta diventa di cattivo umore e si affloscia; quindi oltre agli ingredienti richiesti procuratevi anche un buon amico che vi aiuti nella preparazione e divida con voi il dolce una volta pronto.

Passate il composto in uno stampo a cerniera precedentemente imburrato o foderato con carta da forno.
Infornate a 180° e dimenticatevi della torta finché non sentirete un profumino invitante provenire dalla cucina (dovrebbero bastare 30 minuti, ma assicuratevi comunque che sia cotta bucandola con uno stecchino).
Spegnete il forno e lasciatevela riposare ancora per 10 minuti prima di tirarla fuori.

Una volta tolta dal forno aspettate che si raffreddi e divoratela senza sensi di colpa, cosi non ingrasserete.

la Nonna Orca

23 novembre 2007

Le Scie(me)nze della Terra

In un mondo dominato dai giganti (e non mi sto riferendo ai Dinosauri), dove ciò che importa è trovare un posto da sfruttare sino alla morte per poi trovarne un altro per ripetersi, e ripetersi.

In un mondo dove chi ci governa ci propina e ci imbocca le priorità (e non mi sto riferendo alla pubblicità dei gelati) della nostra vita, i problemi, le aspettative, i desideri, e poi ci inducono e ci conducono dove meglio ci possono tenere a bada.

In un mondo dove è meglio non essere mai nati.

In un mondo dove le risorse non bastano per tutti e non bastano per definizione.

In un mondo dove per il 99,99% della sua vita l’uomo non è esistito e forse non era contemplato.

In un mondo dove si crede che Cecchi Paone è uno scienziato e che Emilio Fede non è un cabarettista.

In un mondo dove governano i governi e dove popolano ipopoli, dove i salumieri affettano il salame, dove i fabbri battono il ferro, dove i metalmeccanici stanno in cassa integrazione, dove i giapponesi si tolgono gli occhi a mandorla (le mandorle so pure belle scrocchiarelle), dove i Giornalisti si estinguono, dove le pulci si cambiano nome al partito per cercare di sfuggire al Frontline, dove le zecche si attaccano alle orecchie destre, dove i centri sociali sono più alla moda delle discoteche di Ibiza, dove il cinema è realtà al confronto della tv (tranne “Che tempo che Fa”), dove è consentito costruire una fabbrica su un letto di un fiume e poi con scadenza decennale ritirare il premio dell’assicurazione dopo l’alluvione, dove l’abusivismo è un corso tipo patente europea (tutte le varie fasi e i programmi da utilizzare nel pacchetto “Building”), dove la Terra è un contenitore (cestino) e non un generatore, dove il lavoro ha perso il suo nobilitare, dove gli stati scaricano sulle regioni che a loro volta scaricano sui comuni che a loro volta scaricano sulle frazioni che a loro volta scaricano sui cittadini che a loro volta… scaricano il cesso (era ora, puzzava dopo tutto sto giro!), dove il federalismo ha la stessa funzione degli articoli e delle postille di un contratto di telefonia tipo Telecom e cioè quello di complicare l’erogazione di un servizio e di scoraggiare il cliente cittadino a capire cosa sta succedendo nonostante fosse lui lo sborsatore di soldi.

In un mondo dove bisognerebbe soltanto ascoltare il vento e capire se verrà la pioggia o farà bel tempo.

Solo se noi sapessimo che la soluzione a tutto ciò siamo noi, il mondo esploderebbe.

21 novembre 2007

Per me si va nella città dolente...

...per me si va nell'etterno dolore,
per me si va tra la perduta gente.



Tanti auguri al neonato “Popolo delle Libertà”!!! Momenti di letizia interminabili, nel senso meno morattiano possibile del termine, emozioni forti, lacrime di gioia…complimenti, complimenti davvero al nostro “portatore nano” per l’ennesima genialata politica della III Repvbblica.

L’ennesimo trionfo del trasformismo, con un astuto colpo di mano, ma non tocchiamo questo tema, vorremmo soltanto interrogarci su alcune questioni: ma ci rendiamo conto? Ei sostiene di aver raccolto all’incirca 10 milioni di firme per lo nuovo partito… hi hi… ok, siamo seri, anche se fosse una menzogna, la si potrebbe accettare, siamo abituati ad ingoiarne di più gravi dai vari “burattinai dei Palazzi in centro”.

E che dire del nome? Eccezziunale… “il Popolo delle Libertà”. Proviamo a soffermarci sui termini ch’Ei ha preferito adottare per lo partito. Il “popolo”, già, il popolo, quanti significati ha la parola popolo? Beh molti. Non è solo “l’insieme dei cittadini aventi origini, lingua e ordinamenti comuni […]”, ma altresì “il complesso dei cittadini di uno stato in quanto contrapposto al sovrano, al governo […]”, o ancora “l’insieme delle classi sociali di più modeste condizioni economiche [...]”, come ad esempio i 7 milioni e mezzo di lavoratori italiani che vivono con meno di 1000 € al mese, ovvero alla soglia della povertà; volendo esisterebbero altri significati di tale termine, al di là di quanto riportino i diversi vocabolari, che distano diversi anni luce dalla sua figura politica ed imprenditoriale... Dunque, quale sarebbe il popolo di cui Ei parla?

Poscia ci sarebbe "libertà", già la libertà, che dire, vogliamo parlarne? Meglio di no, ci dilungheremmo troppo se lo facessimo, e con ogni probabilità non saremmo neppur in grado di farlo. Chissà, forse Ei sa cos'è la libertà, si potrebbe provare a dimandar lui...

...ma vaffanculo!

Costoro giocano con le parole, ne travisano completamente il significato e l'essenza, le manipolano durante le loro campagne elettorali (nel senso meno agricolo possibile del termine) e nei graziosi siparietti televisivi, tra cui quello dove son seduti su comodi troni bianchi (nel senso meno elettrodomestico possibile del termine) e mostrano alteri le loro splendide cravatte, dove le loro balle vengono interrotte temporaneamente dal "din don" di un misterioso campanello (ah e la sigla è quella di "Via col vento"), ma di cui per correttezza è stato stabilito di non fare il nome... Tutto ciò, ed altro naturalmente, fa sì che alcuni termini come libertà, democrazia (dunque i membri fondatori del nuovo Partito Democratico non sono da meno), vengano assimilati in maniera superficiale da noi tutti vittime del tubo catodico. Ne consegue che a lungo andare non ci scandalizzerebbe più questo loro utilizzo mediocre, demagogico e populistico di termini dal profondo significato.

Il cammino verso la politica vera è assai lontano, "sì che 'l piè fermo è sempre 'l più basso".

Forse sarebbe il caso di meditare.

19 novembre 2007

Le "città universitarie" non sono città

Prendendo spunto dal blog di Red-Home 77, anche la Casa Orca sottolinea l'articolo di Ilvo Diamanti "Quando gli studenti si prendono le città" della rubrica Bussole di Repubblica.

Derivato dalla tragica vicenda di Perugia dello scorso 2 novembre, l'articolo delinea perfettamente la situazione degli universitari fuorisede e il loro rapporto con la città che li "ospita", citando:

"[...]Perugia soffre di una sindrome da "spaesamento", comune a molti altri centri urbani in cui è cresciuta, da qualche tempo, la presenza universitaria.

[...]Quasi un rito di passaggio alla conquista dell'autonomia. Come, un tempo, per gli uomini, il servizio militare. Per cui, insieme alle Università, si sono sviluppate vere e proprie "zone" per studenti. Quartieri giovanili. Città nelle città. Anzi, talora la stessa città è confluita nell'Università. Come Perugia.

Dove i residenti si sono trasferiti in periferia, dopo aver "ceduto" (o meglio "affittato") il centro storico agli studenti. Così, sono sorte città quasi totalmente abitate da studenti universitari. Dove il commercio, l'economia, l'edilizia, ruotano completamente intorno a loro. Per non parlare dei locali (fast food, pizzerie, birrerie, pub).

[...]Gli studenti sono "popolazione" di passaggio. Non hanno radici locali. Né la prospettiva di restarvi per la vita. Pagano affitti alti per un appartamento condiviso con altri studenti. Non lo possono percepire come "casa propria". Case, strade, piazze: per questi giovani di vent'anni, "lontani da casa", sono uno "scenario". Dove trascorrono il tempo, dopo lo studio. E si divertono senza responsabilità.

[...]Nelle "città universitarie", invece, i giovani sono affidati, principalmente, alla regolazione dei consumi e del mercato. Non funziona, per loro, neppure il vincolo sociale e comunitario. Perché non sono una società e neppure una comunità. Ma una umanità immersa in relazioni, in larga parte, transitorie. Fitte ma senza impegno.

[...]I giovani. Lontani dalla famiglia, dalle istituzioni, dalle regole. In un ambiente dove le occasioni di "evasione" sono diffuse; dove i "limiti" si perdono. Sono più vulnerabili. Esposti a momenti di depressione. Solitudine. D'altronde, sono studenti.

[...]Queste "città universitarie": non sono città. I quartieri studenteschi delle medie e grandi città. Non sono quartieri. Sono "zone senza sovranità". Senza autorità. Senza comunità. Un po' centro commerciale, un po' villaggio turistico, un po' "pub diffuso". Verrebbe da evocare quelli che Marc Augé definisce i "non-luoghi". Ma ci sembra improprio. Perché questi "luoghi" hanno un'identità e radici storiche profonde. Solo che i "nuovi" residenti ne sono estranei. Peraltro, si tratta di ambiti dove le persone intrattengono relazioni fitte. Ma, perlopiù, temporanee, poco impegnative. Meglio, allora, parlare di "luoghi apparenti", popolati da una "gioventù apolide". "Città artificiali" in cui cresce una generazione di "non-cittadini".
"

Ilvo Diamanti

17 novembre 2007

Spettri nella Capitale

Se in una notte insonne vi capitasse di passeggiare per le strade di Roma, potreste incontrare personaggi ben più strani di fiorai notturni e tassisti assonnati.

Pochi sanno che la Capitale brulica di spettri che amano aggirarsi nei luoghi a cui sono stati legati in vita; figure più o meno note, più o meno inquiete, che il più delle volte non fanno caso ai passanti solitari, e solo raramente si divertono a spaventarli a morte.

Il fantasma di Olimpia Pamphili ad esempio, vagherebbe di notte per piazza Navona, su una carrozza trainata da cavalli neri; Messalina invece si aggirerebbe per il colle Oppio, mentre al Muro Torto decine di fantasmi di donne e uomini giustiziati provocherebbero strani incidenti col loro influsso negativo....volete saperne di più?

Il sito www.fantasmitalia.it fornisce una lista di fantasmi delle principali città italiane. Leggenda o verità? La Casa Orca ha deciso di effettuare spedizioni notturne per cercare conferme di queste voci e magari immortalare queste figure eteree e fluttuanti!!!

Un avvertimento: se avete finito le sigarette e dovete uscire a prenderle nel cuore della notte, assicuratevi che la strada di casa vostra sia frequentata solo da gente VIVA!

Daria Sovinar e Sebastiano

15 novembre 2007

Ampelmann


Nel 1961, assieme alla costruzione del Muro di Berlino, si iniziarono a creare una serie di icone simbolo delle due avverse Germanie, queste potevano spaziare dall'architettura al modo di vestire.

Ad esempio, al designer "psicologo del traffico" (Verkehrspsychologe) Karl Peglau, fu commissionato dalle autorità della DDR, di trovare una nuova veste allo stilizzato omino del semaforo pedonale dell'Ovest. Peglau pensò ad un simbolo che fosse istantaneamente compreso, soprattutto dai bambini: nacqe così l'Ampelmännchen ("Omino del semaforo").
Anche se le autorità storsero il naso per quel cappello "medio-borghese", il piglio scattante e simpatico fece innamorare da subito i pedoni dell'Est.

Con la caduta del muro e la riunificazione della Germania del 1990, Ampelmann era destinato a rimanere solo un ricordo, ma grazie all'acclamazione della gente comune nel 1993 tornò a brillare in tutti i semafori della ex DDR.

Lo si nota palesemente nella capitale, Berlino, dove Est ed Ovest si distinguono ancora dagli "Omini del semaforo".

Ampelmann è oggi un simbolo della "Ostalgie" ("Estalgia" ovvero il fenomeno della nostalgia dell'Est) ed è diventato ovviamente oggetto artistico e commerciale a cui si può dedicare un intero sito web:
http://www.ampelmann.de/

14 novembre 2007

...e se Google fosse nero?

Si, invece di Google si chiamerebbe "Neroogle" ("Blackle" in inglese)...
...e quindi?

Beh, se Google è il motore di ricerca più utilizzato nella rete (80% degli internauti) e se il colore nero è il meno luminoso con 59W di energia consumati (per il bianco il pc consuma 74W), pensate a quanto si potrebbe risparmiare i termini di consumo energetico!
Basterebbe sostituire l'attuale sfondo bianco di Google con un più riposante sfondo nero e si arriverebbe a risparmiare addirittura
750 Megawatt/h all'anno!

Tutto questo è già realtà grazie all'Heap Media, quindi basta sostituire la home page e il motore di ricerca predefinito con Neroogle (http://www.neroogle.it/).

La Casa Orca lo ha già fatto, tu che aspetti?

P.S.: diffondi il verbo.

13 novembre 2007

Sogno di una notte di mezzo autunno inoltrato

Avete presente quei sogni che vi fanno dubitare della vostra sanità mentale? Che vi fanno temere di starvi sempre più avvicinando al livello di follia di Pierpaolo, il vostro coinquilino problematico?

Ecco, il sogno che ho fatto mi ha fatto davvero sudare freddo di fronte a questa possibilità. Ve lo racconto:

ero a Ceccano, il mio paese di origine e si stava svolgendo un concerto, durante una qualche strana sagra. La prima cosa che ricordo di aver notato era la scarsa organizzazione, dato che il palco era fatto con assi di legno e coperto con teloni trasparenti. Come se fosse la cosa più normale del mondo, mi rendo conto che il gruppo che si esibiva di fronte al foltissimo pubblico (30 persone), erano i Rolling Stones.

C'erano tutti: Mick Jagger che parlava un perfetto italiano, Keith Richards con la sua chitarra, Ron Wood con un fantasticissimo liuto (!!!!) e Charlie Watts alla batteria. A parte stupirmi del fatto che parlassero italiano, ci resto di stucco quando vedo un ragazzo del mio paese che sale sul palco ed inizia a suonare con loro. (non ripeto le maledizioni e le parolo poco carine che gli ho indirizzato, atrimenti ci chiudono il blog e ci scomunicano).

Dopo aver suonato per un po', Mick si rivolge a noi chiedendo:
"Qual'é il vostro gruppo hard rock italiano preferito???"
Nessuna risposta.
"Lo sappiamo noi qual'é!!!" dice Mick...
...ed inizia ad intonare una non precisata canzone delle Vibrazioni!!

Il mio "NOOOOOOO!" ha squarciato il silenzio della notte e mi sono ritrovato ansimante, sudato e con gli occhi sbarrati seduto nel letto.
Per citare una mia ex-professoressa, mi sono sentito molto pazzo, lo ammetto.

Voce del verbo Bloggare

blog|gà|re
v. intr.

[AU] Condivisione di esperienze, pensieri e opinioni attraverso parole, immagini e video posti all'interno di un'interfaccia virtuale, pubblica o privata, denominata blog (dall'inglese web-log: lett. traccia sul web).